La seconda volta di Christie's   

 

Scrivici   informazioni@londraweb.com

Alloggi a Londra  Informazioni su Londra  Corsi di inglese  Lavoro a Londra  Hotel a Londra  Ostelli a Londra


 

La seconda volta di Christie's  04/03/04
di Georgina Adam


Londra. Al termine dell’asta serale di arte impressionista e moderna del 4 febbraio, da Christie’s, che ha registrato quattro nuovi record, vendendo ben 11 dipinti a oltre 1 milione di sterline (oltre 1,6 milioni di euro) e realizzando un totale di 66,5 milioni di euro (contro una stima totale di 48-70 milioni), il secondo incasso di tutti i tempi per Londra (battuto solo dall’asta del novembre 1989, momento d’oro per il mercato dell’arte, in cui Christie’s totalizzò 76,5 milioni di sterline, oltre 170 miliardi di lire dell’epoca, si respirava un’aria elettrizzante.
Questo risultato riflette la buona salute di cui gode il mercato delle aste, che sembra essersi del tutto ripreso dopo i timori dell’11 settembre. Senza dubbio, il successo delle vendite newyorkesi di novembre (le collezioni Gaffé da Christie’s e Smooke e Hoener da Phillips), ha contribuito a rassicurare i venditori e a dare fiducia agli acquirenti. «I nostri risultati sono paragonabili a quelli di New York», ha dichiarato un entusiasta Jussi Pylkkänen, specialista della Christie’s, al termine dell’asta.
Non gli mancavano certo le ragioni per essere su di giri, dal momento che la casa d’aste ha aggiudicato il 93% del catalogo per ammontare (e l’81% per numero di lotti). La sera seguente, da Sotheby’s, l’asta, più modesta e «povera» di quella di Christie’s, è comunque andata bene, con il 90% di venduto per valore e l’82% per lotti, per un totale di 24,3 milioni di euro, contro stime di 24-29 milioni. «Stiamo dando un messaggio estremamente positivo al mercato», afferma una sollevata Melanie Clore dopo la vendita; «ogni asta pone le basi per quella successiva». Alla domanda se i buoni risultati possano essere interpretati come il segno di una rinnovata fiducia nella piazza londinese, in un momento in cui molti prevedevano una sua imminente uscita di scena, il mercante James Roundell risponde: «Oggi ci troviamo di fronte ad un mercato globale, in cui gli acquirenti si spostano per seguire le opere. Il risultato riflette un mercato selettivamente forte, in cui il luogo dove le aste si tengono ha un’importanza relativa».
Il clima positivo contagiava le aste diurne, che hanno registrato percentuali di venduto per valore tra l’80 e il 90%, senza mai scendere al di sotto del 60% per numero di lotti, con una media del 70%.
Anche se è ormai diventata un’abitudine definire il mercato in termini di «selettività», i risultati di febbraio evidenziano una nuova tendenza. Le aste di arte impressionista e moderna sono andate molto bene, anche per quelle opere che lo scorso anno erano rimaste invendute. I due Monet di ritorno dal Giappone sono stati aggiudicati da Sotheby’s ben al di sotto dei valori massimi, ma un irrazionale entusiasmo ha fatto la sua comparsa in altre occasioni: da Christie’s, per «La piste du cirque» di Chagall, venduto ben oltre il valore di stima, a oltre 950mila euro; da Sotheby’s, per «Chiki, ton pays», di Leonora Carrington, proposto nella vendita dedicata all’arte surrealista (anche questo proveniente dal Giappone e pagato 683mila euro contro una stima di 140-190mila); e per il Boudin, sempre da Sotheby’s, aggiudicato a un prezzo molto alto. In questo periodo c’è molto denaro in cerca di una destinazione sicura; a dimostrazione di ciò, l’improvviso rialzo delle quotazioni dell’oro, dopo decenni di relativa stabilità. Può darsi che gli investitori, a causa di tassi di interesse troppo bassi, dell’andamento altalenante del Dow Jones e del nervosismo post-11 settembre, vogliano trovare alternative sicure per i loro contanti.

Claude Monet
4,8 milioni di euro
«Prairie de Limetz», 1888
(stima 3,2-4,8 milioni, Christie’s, 4 febbraio). Acquistato dal mercante Richard Green
Il cover lot, un delizioso e luminoso dipinto di Monet in ottime condizioni, acquistato poco al di sotto del valore di stima massima, era il vero affare della serata. Era l’opera migliore delle cinque dell’artista proposte nelle due prime sessioni delle vendite di Christie’s e Sotheby’s. Questa presentava due dipinti di ritorno dal Giappone, tra cui «Saules au soleil couchant», già ex collezione Matsukata, aggiudicata a 1,5 milioni di euro a un collezionista privato europeo. Tutti i Monet sono andati venduti, con un dipinto decorativo di «Crisantemi» che ha totalizzato 1,6 milioni di euro.

Maurice de Vlaminck
11,6 milioni di euro
«La Seine à Chatou», 1906
(stima 4,9-7,7 milioni, Christie’s, 4 febbraio). Record per l’artista
Questo ardente dipinto fauve di Vlaminck è stato aggiudicato molto al di sopra del valore di stima al termine di una gara che ha visto concorrere tre offerenti telefonici, e che lo ha catapultato in vetta alla classifica dei lotti più cari, mettendo a segno un nuovo record per l’artista. Il dipinto, che ha tutte le caratteristiche per soddisfare l’attuale domanda del mercato (è grande, aggressivo e colorato), era stato di proprietà dell’attore Alain Delon che, all’asta newyorkese Christie’s di novembre del 1989, lo aveva già pagato ben 7 milioni di dollari. L’opera fa parte di un gruppo di tre consegnate in asta dalla Saint Francis of Assisi Foundation di New York (le altre sono il «Golfe d’Antibes» di Monet e «L’Estaque» di Renoir, dipinto nel 1882 in occasione di un soggiorno in compagnia di Cézanne e acquistato da Richard Green), la quale le ha a sua volta ricevute da un anonimo donatore che risiede a Milano. Le intenzioni del benefattore erano di lasciare i tre quadri alla fondazione in eredità ma, convinto da quest’ultima della necessità di accelerare i tempi, ha anticipato il lascito, ricavando così in totale 18 milioni di euro a favore dei padri francescani.

Edvard Munch
8,4 milioni di euro
«Haus in Aasgaardstrand», 1905 (stima 1-1,5 milioni, Christie’s, 4 febbraio). Acquistato da un anonimo al telefono
La sorpresa della serata è stato il prezzo elevato registrato dal grande e colorato dipinto di Munch, oggetto di un’animata gara tra due concorrenti al telefono. Anche se le opere di Munch sono rare, questo non è un soggetto particolarmente interessante e la stessa casa d’aste ha ammesso il suo stupore. L’acquirente anonimo non è evidentemente un norvegese, che non avrebbe pagato una cifra così alta per quest’opera.

Fernand Léger
4,1 milioni di euro
«Le siphon», 1924 (stima 2,4-3,2 milioni, Sotheby’s, 5 febbraio). Acquistato dal mercante londinese Ivor Braka
Top lot della serata, questo gradevole dipinto di Léger, proveniente da una collezione venezuelana, è stato acquistato poco al di sopra del valore massimo di stima. I quadri di Léger riscuotono sempre un buon successo: a novembre a New York, «Le moteur» aveva fatto da Christie’s 35 miliardi di lire, mentre il dipinto proposto da Phillips nella vendita Smooke, pur risalendo all’ultima fase della carriera dell’artista, ne realizzava 12,4.

Eugène Boudin
1,2 milioni di euro
«Sur la plage», 1867 (stima 290-360mila euro, Sotheby’s, 5 febbraio). Acquistato da un anonimo
Primo lotto della serata, l’opera di Boudin è stata un’altra sorpresa. Opera mai passata sul mercato, il dipinto recava stime pessimistiche; il prezzo pagato è molto elevato. Sono cifre che sbalordiscono i mercanti. «Qualche tempo fa avevo un quadro simile, ma di miglior qualità: ho fatto molta fatica a venderlo a un prezzo pressoché identico», ha dichiarato dopo la vendita James Roundell.

Henri-Jacques
Edouard Evenepoel
1 milione di euro
«Au Moulin Rouge», 1897 (stima 490-650mila euro, Sotheby’s, 5 febbraio). Acquistato da un anonimo al telefono
Il vivace dipinto di un artista morto a soli 27 anni. Il quadro, un ritratto delle ballerine del Moulin Rouge a malapena riconoscibili al di sopra delle loro bianche e spumeggianti sottovesti, ha raddoppiato la stima minima, saggio acquisto di un’opera di prim’ordine di un artista di secondo piano.

Gentilmente dal Giornale dell'Arte.com

Torna alla pagina dei Blog

 

Copyright © Londraweb.com