I medici
inglesi: «Organi in vendita» Proposta choc per un mercato «etico e controllato
dal servizio sanitario pubblico»
LONDRA - Un «mercato
etico» degli organi, offerti da persone vive, per salvare vite umane
e porre fine allo sfruttamento delle popolazioni più povere, spesso
costrette a vendere organi per sopravvivere.
E' la proposta
choc della comunità medica britannica, appoggiata da alcuni tra i principali
chirurghi del Paese, ma allo stesso tempo criticata duramente da altri
luminari della scienza, secondo i quali l'iniziativa - che richiederebbe
una modifica legislativa - peggiorerebbe una situazione già difficile.
Nel Regno Unito,
una legge del 1989 (la Human Organ Transplants Act) vieta di accettare
organi da persone con le quali non ci sia un rapporto di parentela,
a meno che non ci sia l'autorizzazione di un'apposita commissione medica.
Anche in quel caso, però, il passaggio dell'organo non può avvenire
dietro il pagamento di una somma di denaro.
Ma John Harris,
professore di bioetica all'università di Manchester, ed uno dei principali
promotori della proposta, ritiene che questa legge sia controproducente
e oggi la potente organizzazione che rappresenta i medici del Paese
- la British Medical Association - comincia un dibattito a porte chiuse
sul possibile cambiamento radicale del sistema.
Harris, scrive
il quotidiano britannico The Guardian, sosterrà che i donatori sani
che vogliono cedere un rene o una parte del fegato ad un paziente malato
hanno il diritto di farlo. Un «mercato etico e legale» degli organi
potrebbe salvare migliaia di vite umane, ha osservato il professore,
ma è importante che sia altamente regolamentato.
L'associazione
muove così il primo passo per cercare di abbattere il muro etico, finora
apparentemente insormontabile, secondo cui è sbagliato creare un mercato
degli organi. Harris vuole gettare le basi legali per permettere al
servizio sanitario nazionale di comprare organi da donatori vivi in
Europa ed ha le idee molto chiare.
Secondo il docente
dell'Università di Manchester, infatti, un sistema di compravendita
legale degli organi dovrebbe essere gestito di fatto dal servizio sanitario
nazionale, che dovrebbe avere il monopolio sull'acquisto degli organi.
Per i donatori, sarebbero previsti incentivi a fronte dei rischi che
correrebbero, come pagamenti esentasse ed il mantenimento di eventuali
sussidi statali.
Harris preferisce
non pronunciarsi sulle somme di denaro, la cui entità dovrebbe essere
notevole. Sotto la direzione della sanità pubblica, sostiene Harris,
verrebbero garantiti non solo gli standard dei trapianti, ma anche la
destinazione degli organi, che andrebbero ai pazienti con maggior bisogno.
Non concorda il
professor Alastair Campbell della Bristol University, secondo il quale
l'idea di un mercato «etico e regolamentato» è «una leggenda». Un mercato
del genere, aggiunge, equivarrebbe allo sfruttamento del corpo umano
e non migliorerebbe la situazione per i poveri.
Roberto Caracciolo
Gentilmente
tratto dal quotidiano La Gazzetta di Parma
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