La City
troppo cara, le banche scelgono l’India
PAOLO FILO DELLA TORRE
La HSBC, Hong Kong e Shanghai Banking Corporation ha
annunciato il trasferimento di un migliaio di posti
di lavoro dai suoi uffici inglesi a quelli in India.
I dipendenti nell’ufficio di Londra adibiti a una
lunga serie di mansioni, diciamo così, meno
specializzate, perderanno il posot. Nel frattempo ne
acquisteranno uno altrettanti giovani asiatici,
entusiasti, motivati, perfettamente all’altezza del
compito, e soprattutto meno costosi.
La decisione riflette una politica di disimpegno, o
meglio di "delocalizzazione", dai centri finanziari
operanti in Gran Bretagna per trarre vantaggio dai
costi minori nelle località asiatiche. La Bank of
America ha già aperto a New Dehli suoi uffici che
saranno operanti dall'aprile prossimo. La Barclays e
la Royal Bank of Scotland hanno in cantiere simili
progetti ed altre decine di banche stanno
considerando come imitarle. Si comincia con i call
center, i loro centralini e si sta considerando la
realizzazione di uffici, sempre con personale
asiatico di «backup» con stabilità, servizi di
informazione economica, indirizzari, rilevazione e
analisi di dati e ricerche di mercato.
La geografia del mondo bancario mondiale potrebbe in
pochi anni essere rivoluzionata. L'entusiasmo degli
yuppies della City, per il ritorno e i profitti
delle loro banche, viene così ridimensionato. C'è il
pericolo di una ulteriore decimazione di posti di
lavoro. La Bank of America si prepara ad attuare
alcune centinaia di licenziamenti per il
trasferimento di tante fusioni operative in India.
Il sindacato dei bancari è in allarme. Si minaccia
il «work to rule» applicazione rigida degli orari di
lavoro secondo il contratto ed anche una serie di
scioperi. Steve Taltlore vicesegretario del
sindacato ha già raccolto mezzo milione di firme per
un documento di protesta. Ha chiesto un incontro sia
con il primo ministro Blair che con il governatore
della Banca d'Inghilterra. Sarebbero state redatte
analisi ben documentate sugli effetti per l'economia
di Londra e di quella nazionale britannica di un
declino della posizione di Londra come centro della
finanza mondiale che è già minacciato da New York,
Francoforte, Parigi ed anche Milano.
Nello stesso tempo le grandi banche internazionali
sono spinte dalla necessità di mantenersi
competitive, alla riduzione dei costi operativi.
Secondo l'autorevole pubblicazione del "News and
Market" la paga di un impiegato di banca in India è
circa un sesto di quella in Gran Bretagna. Inoltre
bisogna tenere in considerazione la totale
disponibilità dei lavoratori asiatici ad adattarsi
alla flessibilità negli orari di lavoro e alla
accettazione di ordini di spostamento da un ufficio
all'altro od anche da una città all'altra. Ad essere
vulnerabili in questa prima fase sono gli impiegati
di banca a livelli più bassi. I dirigenti ritengono
che la loro presenza nella City è necessaria sia per
ragioni di rappresentanza sia per avere incontri
personali e diretti con colleghi di altre
istituzioni finanziarie o dell'industria oppure per
farsi sentire dinnanzi alle autorità come quella
della Banca d'Inghilterra o del governo. Ma la
spinta verso la globalizzazione appare
«irresistibile». Le nuove tecnologie hanno permesso
di poter realizzare comunicazioni tra una parte del
mondo e l'altra come se fossero da un ufficio di un
palazzo a quello adiacente. Sono opportunità che
difficilmente troveranno resistenza. Il presidente
della Camera di commercio italiana a Londra Leonardo
Simonelli ci fa notare però che i risparmi
dell'operatività globale sono in questa fase della
trasformazione su scala mondiale, validi quando
l'ammontare di affari e soprattutto di costi di
gestione è elevato. Altrimenti queste strategie
finiscono con l'offrire minori opportunità. Tra i
soci della Camera sono stati infatti le grandi
aziende britanniche come la General Electric o la
Glaxo a essersi avvantaggiate da tempo della
globalizzazione e non soltanto di quella dei servizi
di comunicazione. Come multinazionali hanno potuto
rafforzare forme di collaborazione soprattutto
tecnologica ma anche di marketing e di servizi
operativi.
Simonelli ritiene anche lui che la globalizzazione è
un fenomeno che sia nel campo industriale e
soprattutto in quello finanziario causerà vere e
proprie rivoluzioni geografiche. L'India torna ad
essere apprezzata in questo paese. Si sentono le eco
del 1877 quando i maraja consegnarono alla regina di
Vittoria la corona di imperatrice sui loro
territori. A quell'epoca il continente indiano era
la terra promessa per i coloni britannici grazie
alle sue ricchezze. I suoi meravigliosi diamanti
accedevano la fantasia di centinaia di migliaia di
inglesi. Successivamente il mito sembrò dimenticato.
L'India è apparsa fino ad ora un paese povero e
lontano. Lo standard di vita era considerato troppo
basso. Ma le banche l'hanno riscoperta e
paradossalmente, è il divario di ricchezza tra
Londra e Calcutta o New Dehli o il Lahore a
rappresentare un incentivo per dare lavoro agli
indiani capaci di parlare un buon inglese e di
manovrare fax e computers.
Nell'era tecnologica la lontananza non è più un
problema per quanto riguarda il mondo della
comunicazione. Qualche anno fa il vecchio lord
Charles Forte spiegava il segreto di come aveva
fatto fortuna: «Location, location, location», la
scelta strategica della ubicazione dei ristoranti ed
alberghi che aveva comprato o costruito. Ma questa
regola non vale più. La «location» ha una importanza
più secondaria. Specialmente per il mondo della
finanza. Per questa ragione non sembra valere più il
proverbio che la City è lastricata di oro.
I banchieri erano già stati lesti nello spostare
uffici e personale nelle zone della Gran Bretagna
dove lo spazio in palazzetti e grattacieli era più a
buon mercato. Gli incentivi che la
Thatcher aveva
offerto a banche e giornali che si spostavano in
quella che era la vecchia zona portuale di Londra,
riabilitata con masse di grattacieli aveva già
causato un esodo dalla City. La zona di Canary Warf
è diventata un altro centro principale della finanza
mondiale. Ma ancor più a buon mercato si sono
rivelati gli uffici in altre città dell'Inghilterra
e della Scozia. La riscoperta dell'India avviene per
queste ragioni, in una fase nella quale il declino
della City era già cominciato. Le nuove tecnologie e
il crollo dei costi delle comunicazioni telefoniche
o per Internet su scala mondiale, praticamente
annullano le distanze. Anzi, prima delle banche a
trarne vantaggio erano state le società di telefonia
fissa a cominciare dalla British Telecom che aveva
spostato buona parte dei suoi centralini in Scozia
con la capacità di fornire informazioni su numeri
telefonici ma anche su altri servizi operativi. Le
stesse società di telefonia inglese hanno cominciato
ancor prima delle banche a creare centralini
telefonici che pur offrendo la possibilità di
ottenere numeri telefonici locali d'Inghilterra,
operano dall'India. Perché questa scelta? Non è
soltanto perché i costi sono inferiori e gli indiani
accettano di essere pagati molto meno degli inglesi
dato che anche il loro costo della vita è inferiore
ma anche perché parlano un inglese ben comprensibile
a differenza di altri asiatici che pur sarebbero
disponibili a ricevere compensi ancor minori e
perché in alcune materie come quelle della
tecnologia e della contabilità mostrano una
rilevante attitudine.
Gentilmente tratto dal settimanale Affari&Finanza di
Repubblica
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