Il
Gotico inglese in esposizione a Londra
300 rari oggetti al Victoria and Albert rivalutano
il ruolo dell’arte tardo medioevale in Inghilterra
dal regno di Enrico IV a quello di Enrico VII
(1400-1547)
di Barbara Antonetto
Londra. Il Gotico evoca a ciascuno di noi gli slanci
verticali, i contrafforti e le guglie di quel nuovo
stile nato nell’Île- de-France nel corso del XII
secolo, diffusosi rapidamente in tutt’Europa e
infine soppiantato dal Rinascimento, ma non tutti
però rammentano che nel Quattrocento, proprio mentre
in Italia (ma solo lì) ferveva la Rinascenza, nel
resto dell’Europa il Gotico continuava ad esercitare
un’assoluta egemonia. A rammentarlo è ora il
Victoria and Albert Museum di Londra che dedica, per
la prima volta in assoluto, una grande mostra
all’epoca tardo medievale inglese (1400-1547), dal
regno di Enrico IV a quello di
Enrico VIII. Sono
anni di conflitti (la guerra con la Francia, la
guerra delle Rose), ma non foschi come i capolavori shakespeariani ce li descrivono delineando
l’immagine di un’Inghilterra sanguinosa e oppressa
dai conflitti dinastici, o meglio non foschi dal
punto di vista artistico. Per provarlo il curatore
dell’esposizione Richard Marks mette in fila oltre
trecento pezzi tra arazzi, manoscritti, sculture,
dipinti, armi, calici, reliquiari, lastre tombali,
miniature ornamenti e vetrate di grande pregio e di
estrema rarità considerando quanto andò perso in
incendi, guerre e distruzioni. La mostra è l’ideale
proseguimento, a distanza di quasi vent’anni,
dell’acclamata «Età dei cavalieri 1200-1400», di
scena alla
Royal Academy of Arts nel 1987-88.
Le opere, di assoluto rilievo, appartengono in buona
parte a collezioni private e questo è un altro dei
motivi che hanno fatto sì che l’arte del periodo
risulti, ancora oggi, sottovalutata e poco nota. In
realtà nobili e alti prelati inglesi erano grandi
sostenitori delle arti e commissionavano il meglio
non solo in patria ma anche all’estero, ad artisti
di punta come Memling o Holbein. La mostra sfata
inoltre la convinzione che l’Inghilterra fosse
un’area marginale, isolata dalle maggiori correnti
artistiche europee del tempo: al contrario molti
artisti vennero chiamati a lavorare sul suolo
britannico. Il percorso espositivo è organizzato per
temi per fornire un contesto e un significato ai
pezzi esposti. Tra gli innumerevoli argomenti svolti
primeggia ovviamente quello della monarchia (gli
oggetti di maggior pregio furono indubitabilmente
commissionati dai re). Sezioni di rilievo anche
quelle dedicate alla guerra e alla cavalleria, ai
mecenati e ai mercanti. Dopo aver buttato un occhio
a come la gente viveva nell’ambiente domestico, si
passa ai libri di preghiera e agli oggetti destinati
alla devozione privata per approdare quindi al tema
della chiesa e dei luoghi di culto, rappresentato da
una profusione di preziosi arredi e oggetti. Infine
«Morte e commemorazione»: la morte fu oggetto di
ostentazione e grandi investimenti economici n el
Medioevo, come prova la ricchezza dei monumenti
funerari.
Volendo citare qualcuno degli oggetti in mostra, tra
i più curiosi va indubitabilmente segnalato il
Rotolo dei Cigni, un titolo di proprietà di cigni a
Norfolk che, oltre a raffigurare gli animali, ne
riporta anche le impronte. L’oggetto più
spettacolare è probabilmente l’effige in rame dorato
di Richard Beauchamp, conte di Warwick e grande
mecenate: l’opera proviene dal monumento sepolcrale
nella chiesa di St Mary a Warwick, ma è di una
qualità così alta che potrebbe tranquillamente
arrivare dall’Abbazia di Westminster. L’oggetto più
difficile da portare in mostra, a causa del suo
peso, deve essere stata l’effige in pietra di John
Baret, un facoltoso mercante la cui tomba si trova
nella chiesa di St Mary a Bury St Edmund. Impresa
non facile deve essere stata anche quella del
trasporto della magnifica vetrata della chiesa di
Fairford, nel Gloucestershire, che vanta un ciclo di
28 vetrate raffiguranti la storia della Vergine e la
vita di Cristo, realizzate da pittori anglo-olandesi
attivi a Southwark (Londra). Tra i pezzi più
interessanti vanno ancora citati lo scudo e la spada
di Enrico V, la corona di Margherita di York, il
reliquiario in oro dell’Ordine di Santo Spirito
appartenuto a Enrico IV, la coppa in argento dorato
di Margaret Beaufort, madre di Enrico VII, le
Canterbury Tales di Chaucer stampate da William
Caxton nel 1483, il pastorale in argento del Vescovo
di Winchester e il «Trittico Donne» (dal nome del
proprietario Sir John Donne) di Holbein.
Gentilmente tratto dal sito Ilgiornaledellarte.com
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