Londra
:il mago Blaine esce dalla gabbia dopo 44 giorni di
insulti
LONDRA - Il bischero che c’è in noi è stato calato a
terra ieri sera, alle 21.30, dalla gru alla quale
era stato appeso per 44 giorni, chiuso in una
scatola di vetro. David Blaine ha vinto la sua
sfida, rimanendo imprigionato a dieci metri da
terra, tra Tower Bridge e il nuovo municipio di Lord
Foster, in uno degli angoli più belli della nuova
Londra, senza cibo, dal 5 settembre al 19 ottobre.
«Da questa incredibile esperienza ho imparato ad
apprezzare le cose piccole della vita», ha detto.
Mentre Blaine veniva liberato, caricato in ambulanza
e portato all’ospedale, il bischero collettivo che
c’è in noi, un bischero contato in migliaia di
persone convocate dalla voglia di assistere a
qualcosa, ha applaudito, fischiato, pianto,
telefonato alla mamma, bevuto birra, scattato
fotografie, migliaia di fotografie, come per
immortalare la storia. Naturalmente la storia non
s’è sognata di passare di lì, ma almeno è stata
puntuale la cronaca: i giornali, le tv, la folla
sterminata della «gente da casa» era sintonizzata su
SkyOne e Channel 4, per non perdersi l’evento. Poi,
quando le luci si sono spente, è rimasta l’ardua
domanda: che mai sarà successo, per 44 giorni, a
Tower Bridge?
Il bischero che c’è in noi non è il fanciullino che,
secondo il poeta, alberga in ogni essere umano. Ma
ne è la caricatura: David Blaine è un illusionista
di 30 anni, americano, che s’è fatto una fama, è
amico di Leonardo Di Caprio e Robert De Niro, e
ormai ha più seguito di tipi come David Copperfield,
il prestigiatore che fa sparire le tigri dai
palcoscenici di Las Vegas. E’ un po’ bischero, se
una volta disse che Gesù Cristo era un gran
stregone, benché oggi preferisca paragonarsi a Simon
Mago, che s’illuse d’avere poteri soprannaturali, e
ne morì. Oltreoceano, dove sono meno diffidenti,
rimase rinchiuso per 62 ore in una tomba di
ghiaccio, e ne uscì a temperatura ambiente. Qui a
Londra, dicono, voleva celebrare il centenario
dell’impresa di Harry Houdini, suo compatriota, il
più grande illusionista d’ogni tempo: nel 1903 si
fece chiudere in una cassaforte impenetrabile e fece
urlare di spavento la folla dell’Euston Palace of
Varieties, finché un’ora dopo, stravolto, emerse dai
tendaggi (nella cassaforte non era mai entrato) per
prendersi il tributo di applausi che il pubblico
credulone, sbalordito e confuso, non vedeva l’ora di
tributargli.
Blaine sa che i tempi cambiano, anche l’ingenuità si
evolve, e quindi ha scelto qualcosa di diverso.
Dimenticate che sono un illusionista, ha detto, e
aspettatevi da me un atto di eroismo vero, non da
imbroglione: starò per 44 giorni in una scatola di
vetro, grazie al contratto da un milione di sterline
(un milione e 420 mila euro) firmato con Sky, la tv
di Rupert Murdoch, e non toccherò cibo, ma berrò
solo acqua dalla canna che scende dalla gru. Di
parola, ha patito pene dell’inferno: «Primo, mal di
schiena. Secondo, fitte nei muscoli. Terzo, freddo
di notte e caldo di giorno, come in un forno.
Quarto, mal di testa. Quinto, luce lancinante negli
occhi. Sesto, il cuore comincia a battermi forte...
la bocca è secca... voglio uno spazzolino da denti».
Perché sarebbe superfluo far notare che Blaine non
s’è mai lavato, che faceva i suoi bisogni in un
tubo, dietro un tendaggio sempre più liso, e che
insomma viveva da essere umano qualunque, povero
bischero.
Invece.... Sarà forse per lo scarso eroismo che ogni
uomo rivela nell’intimità, ma l’illusione di Blaine
non ha illuso. I bischeri non hanno reagito come il
bischero voleva. Dicono che la dissacrazione sia
venuta da una ragazzina con i capelli viola, come
quelle che iersera l’aspettavano a terra: «Guarda,
fa la pipì!», avrebbe urlato. Fine dell’incantesimo:
prima gli hanno tirato insulti, poi roba più
corposa. Un tipo è arrivato con un cesto di palle,
una mazza da golf e ha cominciato a sparargli drive
per rompere il vetro. La polizia ha raddoppiato i
turni, senza riuscire a fermare i lanci.
Nell’ordine: uova, limoni, vernice. Un tizio, con un
piccolo elicottero telecomandato, ha cercato di far
cadere sulla gabbia di vetro un cheeseburgher : nel
linguaggio in codice di noi bischeri, voleva dirgli
che non crediamo al suo digiuno, che qualcosa di più
solido, non solo acqua, gli arrivava dalla canna.
Sono comparse le celebrità, Paul McCartney che
insultava i fotografi, Pamela Anderson, Naomi
Campbell. Povero David Blaine: ragazze disinibite si
tiravano su la camicetta e gli mostravano il seno,
uomini con tatuaggi e orecchino al lobo, ubriachi,
si calavano i pantaloni e gli giravano il sedere.
L’«effetto Blaine» si era impadronito di Londra:
lui, presunto protagonista, è diventato testimone,
noi spettatori ci siamo rivelati esibizionisti.
Ovviamente tutto questo significava qualcosa. Ma che
cosa? Il dibattito su quello che il Daily Telegraph
, voce e spirito dell’Inghilterra, chiama «il nostro
Carattere Nazionale», ha rivelato sfiducia e
incredulità. Come gli immigrati che chiedono asilo
sono etichettati quali «falsi perseguitati
politici», così anche Blaine è stato accusato
d’imbrogliare: come mai, dopo tanto digiuno, è
ancora bene in carne? Perché non è mai svenuto? Per
qualche lunga giornata, è sembrato di sentire una
nazione che diceva: noi non siamo bischeri, non ci
facciamo fregare. Nei pub, alle cene, in ufficio si
discuteva di Blaine come di un intruso: lui, lassù,
e qui noi, a porci dubbi. Come in un «Grande
Fratello» alla rovescia, eravamo noi che
c’interrogavamo su di lui. Poi un giornale ha rubato
le sue urine, le ha fatte esaminare e ha dato la
buona novella: sì, è vero, digiuna veramente e
potrebbe morire di fame. Perciò, quando il
prigioniero di Tower Bridge, da lassù, ha detto che
sentiva in bocca un gusto cattivo, segno
dell’inedia, tutti gli hanno creduto. E iersera,
quando la scatola trasparente è stata calata a
terra, il bischero è stato accolto, finalmente, da
eroe. Anche se nessuno ha saputo spiegare che cosa
sia accaduto d’importante, in questi 44 giorni, a
Tower Bridge: domanda, evidentemente, troppo
bischera.
Alessio Altichieri
Gentilmente tratto dal quotidiano Il Corriere della
Sera
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