L'erasmus a Londra
16/03/2003
Marco Angheben
Certamente non posso
dire che, iniziata
l'Universit?non
vedevo l'ora arrivasse
il quarto anno per
poter andare a
studiare un anno
all'estero con il
programma Erasmus. E
perfino dire che non
ci furono perplessit?
nei mesi precedenti la
domanda sarebbe falso.
Sostanzialmente, più o
meno di questo
periodo, la mia
domanda di ammissione
per una borsa di
studio di dieci mesi
scivolava dalle mie
mani in quelle della
segretaria di facolt?
non perché appunto
fossi fermamente
convinto. Mi si
presentava
un'opportunità
eccezionale a detta
dei ragazzi che gli
anni prima del mio
avevano affrontato
questa esperienza.
Chiaramente non potevo
fare a meno di
rendermi conto del
fatto che l'occasione
fosse non da poco. Si
trattava semplicemente
di spostare la sede di
studio all'estero,
dove corsi e relativi
esami sembravano dover
essere più facili,
approfittare per
imparare una lingua
che detto fra noi oggi
fa meno male che mai,
ed eventualmente
trovare il tempo per
divertirsi.
Sono quindi forse uno
dei pochi che ha preso
il treno al volo
semplicemente per il
fatto che mi ci
trovassi giàsu al
momento della
partenza. Ricevuta
infatti la risposta
del consiglio di
facolt?non ci sono
stati entusiasmi o
patemi d'animo di
fronte ad un sacco di
problemi che
sicuramente non si
ignoravano? parto per
Londra fra qualche
mese.
L'estate, trascorsa
sotto esami per
portarmi ad un buon
punto prima di
partire, si ?rivelata
portatrice di
entusiasmi oltre che
di perplessit? la
lingua innanzitutto.
Dinanzi la possibilità
di imparare bene
l'inglese? non che ora
possa dedicarmi a fare
l'interprete, ma
garantisco che
ascoltare le canzoni e
pur senza porvi
particolare attenzione
comprendere il testo
può fare non poco
effetto. Ma la stessa
lingua non era latente
di completa serenit?
da buon trentino ho
alle spalle una decina
di anni di tedesco, ma
di inglese solo il
vago ricordo di
qualche corso
pomeridiano durante i
pomeriggi della scuola
media.
La gente sembrava più
entusiasta di me
all'idea, tanto che a
lungo andare, verso la
fine dell'estate non
vedevo l'ora di
partire, quanto meno
per rendermi conto di
cosa potesse
significare Londra,
dieci mesi,
divertimento e studio
secondo sistemi
educativi certamente
differenti dai nostri.
Il primo approccio non
?mai dei migliori?
mai illudersi in
questo, va sempre
peggio di quanto ti
possa immaginare: la
hostess che in inglese
masticato chiede
solamente se vuoi dare
un'occhiata ad una
rivista, e tu che
inizi a pensare
?cacchio adesso mi
tocca pagare o mettere
lo zaino sotto il
sedile?? Ma quando
riesci a chiedere come
raggiungere
Hyde Park
e capisci la risposta,
ti senti pronto per
sopravvivere? poi
impiegherai 30 minuti
invece dei 15
previsti, ma almeno la
colpa Non è i?tua,
ma semplicemente di
chi ?più turista di
te.
E così si inizia,
qualche incontro con i
docenti, le iscrizioni
alle societàgestite
dagli studenti, i
primi contatti con
altri ragazzi
provenienti da tutta
Europa. Nessuno
conosce nessuno, tutti
nello stesso brodo,
spendendo decine di
sterline per fare la
spesa senza ancora
conoscere dove trovare
supermercati più
economici. In linea di
massima lo stesso
effetto che deve fare
un comune
trasferimento in
un'altra città senza
per?conoscenze o
l'aiuto della lingua.
Ma non c'? assolutamente modo
migliore che buttarsi
in acqua per imparare
a stare a galla? i
primi amici, la
squadra di pallavolo,
le uscite organizzate
dall'Erasmus Club,
Londra? Si iniziano a
frequentare le
lezioni, depennando
dalla lista dei timori
quelle dell'inglese in
aula, degli esami, dei
colloqui con i
professori? parlo
esclusivamente a
titolo personale, ma
il livello di
insegnamento riguardo
a fisica in
Inghilterra ?
notevolmente inferiore
a quello italiano: ci
si reca a lezione solo
per una trentina di
ore, semplicemente
copiando dalla lavagna
gli appunti dei
professori, attendendo
la fine di maggio per
gli esami? sette esami
in due settimane,
quindi, preso per
buono che gli inglesi
non sono geni più di
noi, credo sia
indicativo
dell'impegno da
profondervi. Mi trovo
davanti più o meno una
seconda maturit?
sfido chiunque in
un'Universit?taliana
a poter dire lo
stesso.
Quindi non sta che a
te cercare amici, con
cui uscire, trovarsi
per fare sport,
visitare Londra con la
macchina fotografica a
tracolla da buon
turista, parlare
quando sei già magari
uscire a bere
qualcosa, visto che
tutti insistono sul
fatto che i pub
inglesi sono così
belli.
Non è olamente feste
e birra? inutile dire
che manca molto di
quel che si lascia
indietro, soprattutto
se come il
sottoscritto hai la
fortuna (o per alcuni
potrebbe essere
ritenuta una sfortuna)
di studiare vicino a
casa: la famiglia, la
tua casa, gli amici, i
parenti, i luoghi che
conosci, le attività e
gli impegni che ti
legano al posto dove
vivi. Nessuno cerca di
vendere nulla, per lo
meno non a scatola
chiusa? come in ogni
cosa che non sia
utopia ci sono dei pro
affiancati dagli
inevitabili contro.
L'importante ?cercare
di capire da cha parte
pende la bilancia: una
cosa che non puoi
comprendere appieno
finch?non la provi
direttamente. Farsi
un'idea, saltare
incontro alla realtà e
quindi sperare che le
cose vadano come si
spera, se non meglio?
Non sar?arina del
mio sacco, ma
concedetemi solo
questo? è la fortuna
aiuta gli audaci?.
Tratto dal sito del
comune di Vallevarsa