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IL
"FUMO DI LONDRA" CHE NON C'E' PIU'
Quello
che una volta era chiamato "Fumo di Londra", oltre che lo straordinario
(almeno per noi) film di Alberto Sordi e che più di una persona che
arriva a Londra per la prima volta spera di incontrare, era in realtà una grossa
(grassa)
nuvola e cappa di smog (il termine smog deriva proprio dai
termini "smoke" cioè "fumo" e "fog" "nebbia") che avvolgeva la capitale britannica
dagli albori della Rivoluzione Industriale inglese. Non è un caso che il termine
smog fosse stato utilizzato per la prima volta il 26 luglio 1905 sul Daily
Graphic di Londra. |
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Nel dicembre del 1952 la situazione che si determinò era
così grave che portò alla nascita della coscienza ambientale moderna. Quell'evento fu una versa e propria catastrofe su cui influirono una serie di
fattori diversi.
Il celeberrimo anticiclone delle Azzorre che abbiamo sentito migliaia di
volte nelle previsioni meteo dal Colonnello Bercacca in poi per una serie
di coincidenze meteorologiche, spostò la propria zona di influenza
sull’atlantico settentrionale, creando un fenomeno di forte inversione termica
proprio sulla città di Londra. In pratica, uno strato di aria fredda e stagnante
rimase intrappolata verso il basso da un altro strato di aria più calda,
causando un’assenza totale di ventilazione e di ricambio d'aria, accompagnati da
temperature rigide, che spinsero gli abitanti di Londra ad aumentare il consumo
di carbone per il riscaldamento domestico. Questo produsse un’enorme
quantitativo di smog che si andò a sommare a quello già abbondantemente prodotto
dalle ciminiere industriali.
Bisogna considerare inoltre, che il carbone usato
a quei tempi era di qualità infima, perché la Gran Bretagna, nel
pieno della crisi economica del dopoguerra, preferiva esportare il
carbone più puro ed economicamente più remunerativo e tenere per il
consumo domestico quello meno pregiato, contenente elevati contenuti
di zolfo e quindi molto più inquinante. Questa serie di fattori
climatici piuttosto particolari, e la mancanza di una responsabile
conoscenza dei problemi ambientali, furono determinanti per il
consumarsi della tragedia.
Il 6 dicembre la temperature scese ulteriormente
con una visibilità quasi nulla. Le scuole rimasero chiese, i mezzi
pubblici procedevano passo d’uomo causando un caos generale in città
e ai veicoli privati fu impedita la circolazione. Vennero
addirittura sospese le rappresentazioni teatrali e gli spettacoli
nei cinema, perché ormai lo smog era filtrato anche all’interno di
locali e abitazioni. La situazione migliorò solo a partire dal 9
dicembre. Studi recenti hanno ipotizzato che le vittime dirette e
indirette di quei giorni furono ben 12.000 persone, con
100.000 casi di malattie imputabili all’esposizione della nebbia
assassina.
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Sulla spinta di questa grave tragedia, nel 1956 venne approvato a Londra il
Clean Air Act, primo grande provvedimento volto a contenere l’impatto
ambientale degli inquinanti urbani e non solo. Oggi, per fortuna a Londra
si respira, più o meno, a pieni polmoni e il "fumo di Londra" è un ricordo
del passato. La più vasta e trafficata metropoli d'Europa è anche quella col
minore inquinamento atmosferico. Vivendoci, si scoprono cose strane. Tutti gli
amici italiani che conosco hanno fatto una constatazione empirica: le vie
respiratorie dei figli si ammalano molto meno da quando hanno lasciato il
Belpaese.
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Le
statistiche confermano: il dominio da sempre della marmitta catalitica, i venti
costanti che spazzano la città e l'alta concentrazione di spazi verdi anche nel
centro, tengono l'aria più pulita che altrove.Nel 2001 uno studio statistico danese del
ricercatore Biorn Lomborg, affermava già che l'aria di
Londra, non era mai stata così pulita dal 1585, dai tempi di
Elisabetta I. Il "fumo"
sporco e puzzolente che è stato raccontato dalla storia, dall'arte e
della letteratura per secoli è completamente sparito. E sì che era
molto spesso, quasi impenetrabile, come si può ancora vedere nei
dipinti di
Monet o di Turner, come si può leggere nelle storie di
Dickens e di
Conan Doyle. La svolta avvenne proprio dopo la tragedia che vi
abbiamo raccontato , quando il Clean Air Act del 1956 ha proibito
l'uso di tutti i combustibili che producevano inquinamento e
sopratutto lo smog.
Ora tutto è cambiato. Appena cinquant'anni
fa, la bronchite era conosciuta come la "malattia inglese" e
molti aristocratici inglesi venivano in Italia durante il "Grand
Tour" a rifarsi i polmoni. Andata via la nebbia, sa allora,
perfino le ore di sole di cui gode la città sono aumentate del 70
per cento.
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La lotta contro l'inquinamento di Londra è
però più antica: cominciò più settecento anni fa. Il primo a
provarci fu Eduardo I nel 1285, cui si deve la prima legge
ecologica al mondo, che proibiva la combustione del carbone. Durò
poco. Man mano che l'urbanizzazione distruggeva le foreste intorno
alla città e faceva mancare la legna, i cittadini della capitale
cominciarono a fare grande uso di carbone di bassa qualità e basso
prezzo. Al punto che nel '500 Elisabetta I, che era personalmente "molto
infastidita dal sapore e dall'odore" dell'aria cittadina,
ristabilì la proibizione almeno per la parte dell'anno in cui il parlamento era
in seduta.
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Non bastò: due secoli dopo il poeta
Percy Bysshe Shelley scriveva: "L'Inferno deve essere come
Londra". Quest'ultimo, riparò in Toscana, dove morì anni dopo un
naufragio al largo di Viareggio.
Insomma, a parte le solite drammatiche
piccole e grandi guerre regionali che ancora infestano il mondo, non
è affatto vero, come a volte qualcuno crede, che viviamo nella
peggiore delle epoche possibile. Questo smentisce molti
catastrofismi sul progresso, e ci dice che ciò che l'uomo può fare,
può anche disfare. A Londra, l'inquinamento non è un nuovo problema
che sta peggiorando, ma un vecchio problema che sta migliorando.
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