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La Londra Immaginata di Anna
QuindlenLondra Immaginata di Anna Quindlen
Il suo libro è
la storia di una storia d’amore. Lei si è innamorata di Londra senza averla mai
vista, solo leggendola nei mille libri in cui Londra vive. Qual è stata
l’emozione più forte che ha provato quando è arrivata a Londra dopo tanti anni
passati a desiderarla e a immaginarla?
Credo che l’emozione più forte sia stata la sensazione di deja vu. Era
come se ci fossi già stata, anzi come quando qualcuno ti descrive una casa o una
città nei minimi dettagli rendendotela familiare. Mi ero creata un’immagine da
tutti i libri che avevo letto, da tutte le descrizioni dei vari angoli di
strada. E nonostante il fatto che molti di questi libri fossero vecchi di decine
e a volte persino di centinaia di anni, quasi tutto era riconoscibile.
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Passeggiando per le strade di Londra per la prima volta si sentiva come un
detective alla ricerca di indizi e tracce di persone che vi avevano vissuto o
come un’innamorata che cerca di riconoscere i luoghi in cui è stata felice?
Mi sentivo come una persona che ha intrattenuto una fitta corrispondenza con
qualcuno che non ha mai incontrato realmente e che d’un tratto è lì davanti a
lei. Improvvisamente dovevo dare un corpo, una fisicità a ciò che avevo appreso
e immaginato. In un certo senso mi sentivo anche come chi ha tra le mani un
disegno in bianco e nero e deve aggiungere i colori. |
Nel suo libro lei parla della Londra di Thackerey e di quella di Conan Doyle
così come della Londra di Martin e Kingsley Amis. In quale delle tante versioni
letterarie di Londra vorrebbe vivere se le fosse data la possibilità?
Questa sì che è una domanda difficile. La Londra che sento più mia è quella
dickensiana per via della sua ricchezza e varietà. Ma naturalmente quella Londra
era un inferno per chi non apparteneva alle classi altolocate e anche chi se la
passava bene economicamente viveva male a cause delle regole sociali e della
morale estremamente rigide. Credo che sceglierei di vivere nella Londra
contemporanea. E mi creda è un’idea che sto accarezzando da un po’!
Che consiglio darebbe a chi ama Londra e sia in procinto di andarci?
Da newyorkese quale sono direi che il primo consiglio che darei a chiunque vada
a visitare una grande città è munirsi di un paio di scarpe comode e di una buona
guida. E questo vale sicuramente per Londra. Ma anche per Roma. Naturalmente
penso che consiglierei di visitare i monumenti e i musei e i luoghi classici, ma
per me i momenti indimenticabili sono quelli trascorsi in qualche piccolo bar in
una strada secondaria o in un pub scoperto per caso. La magia di Londra sta
nella sua varietà sia architettonica sia etnica. E il modo migliore per goderla
è percorrere la città in lungo e in largo a piedi.
Ci darebbe il titolo di cinque libri che un amante di Londra dovrebbe
assolutamente leggere?
A Biography di Peter Ackroyd; Bleak House di
Charles Dickens;
La Saga dei Forsythe di John Galsworthy; Mrs. Dolloway di Virginia
Woolf e Casa Howard di E.M. Forster. Cinque sono pochi perché bisogna
tralasciare tutti i libri di Evelyn Waugh ed è un vero peccato. Vale la pena di
leggerli tutti anche se non si è mai messo piede a Londra. O forse proprio se
non ci si è mai stati perché leggerli è quasi come andare a Londra.
Se decidesse di scrivere un romanzo ambientato a Londra, che set sceglierebbe
per la prima scena?
Una casa ricavata da una vecchia scuderia, probabilmente nel quartiere di
Knightsbridge. Londra è una città grandissima ma chissà perché io la identifico
con i vicoli a volte ciechi e con le casette accoglienti a due piani.
Probabilmente partirei proprio da lì.
Vedi anche I segreti
di Londra di Corrado Augias
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