Sei qui: Situazione economica in Gran Bretagna
> Situazione economica in Gran Bretagna
ANNO 2004
2004,
Gran Bretagna:
la fabbrica del lavoro
DI MARCO PANARA
Gentilmente
tratto dal settimanale del quotidiano la Repubblica "Affari&Finanza
"
Al mattino di gioved?
25 marzo si sono presentati a Portcullis House, per un'audizione
della Commissione Tesoro della Camera dei Comuni, il governatore
Mervyn King, i due vice governatori e altri due membri del Monetary
Policy Committee. Dei cinque componenti del vertice della Bank
of England presenti all'incontro, tre erano donne. Era la prima
volta che ci?accadeva e il presidente della Commissione, lo
scozzese John Mc Fall, lo ha pubblicamente apprezzato.
|
Nel 2002 il governo ha promosso una legge per favorire L'immigrazione
nel Regno Unito di persone particolarmente qualificate e nel
progetto di bilancio presentato dieci giorni fa dal Cancelliere
Gordon Brown ci sono misure per far s?che i giovani che escono
dalle cinquanta business school migliori del mondo vengano a
passare almeno un anno in Gran Bretagna. In realtà da fuori arrivano giàin tanti e fanno anche soldi
e carriera, visto che almeno un terzo delle societàdel FT100
(L'indice delle blue chips della Borsa di Londra) ha come numero
uno un non britannico, ma evidentemente il governo Blair ritiene
che attrarre i migliori cervelli che ci sono in giro ?fondamentale
per la prosperit?futura della vecchia
Inghilterra,
che infatti forse anche grazie a questo oggi non sembra vecchia
affatto. |
Il rapporto che c'?ra le tre donne al vertice della Bank of
England, i provvedimenti presi o annunciati per attrarre dall'estero
persone qualificate e il fatto che un terzo delle societàdel
FT100 sono guidate da stranieri, ?che sono tutti e tre segnali
del fatto che quella britannica è una societàpiù aperta che
in passato e che c?è una politica che persegue questa apertura
come uno dei suoi obiettivi. Un altro degli obiettivi che il
governo Blair si ?dato ?quello di migliorare sostanzialmente
la qualit?dell'educazione, e infatti il budget presentato da
Brown prevede un aumento notevole della spesa pubblica per la
scuola di qui al 2008. Interessante per?è il piano che ?stato
elaborato e il modo con il quale ?stato presentato: ?di qui
al 2008 L'Inghilterra spender?mille sterline l'anno in più
per ciascun studente; di qui al 2015 tutte le scuole secondarie
del paese saranno state ristrutturate o ricostruite con tecnologia
?world class?; giàdall'anno scolastico 20052006 ci sar?'attribuzione
al direttore di ogni scuola elementare di un fondo annuale di
55 mila sterline e al preside di ogni scuole superiore di 180
mila sterline?. Naturalmente L'efficacia di questi investimenti
sar?erificata. Come? Nello stesso modo con il quale sono stati
misurati gli effetti degli investimenti pubblici in educazione
effettuati dal 1998 ad oggi: verificando il livello di apprendimento
degli studenti, che ?lè unico vero modo per valutare se un sistema
scolastico funziona. Secondo Blair quello che si ?fatto fino
ad ora sta funzionando: ?Il 75 per cento degli studenti delle
scuole elementari raggiunge oggi un buono standard in inglese,
contro il 65 per cento del 1998, mentre in matematica lo standard
?raggiunto dal 73 per cento degli studenti contro il 58 per
cento di sei anni fa?.
E' la via londinese
al riformismo, in cui si parla di cose concrete, di scuole,
di soldi ai presidi, di programmi, e poi si misurano i risultati
ed eventualmente si corregge il tiro. Sempre stando ai numeri
sembra che funzioni. Numeri semplici, di quelli che capiscono
tutti: ?Non dobbiamo mai dimenticare che L'obiettivo della politica
economica ?far s?che la gente viva meglio ha detto Blair in
un incontro alla Goldman Sachs ed è una grande soddisfazione
poter dire che da quando siamo al governo lo standard di vita
della famiglia media può contare su 26 sterline la settimana
in più
Altri numeri semplici sono quelli che ha fornito Gordon Brown:
?Oggi, ogni giorno lavorativo ci sono 600 nuove attività che
vengono avviate, 25 mila uomini e donne che trovano un lavoro
e 10 mila offerte di lavoro che vengono pubblicizzate?. Il dato
netto, dal 1998 ad oggi, sono un milione e ottocentomila nuovi
posti di lavoro e 100 mila nuove imprese.
I dati macroeconomici confermano. La disoccupazione ?intorno
al 3 per cento e la crescita del pil, che dal 2000 ad oggi ?
stata superiore mediamente a sia a quella di Eurolandia che
a quella degli Stati Uniti, nel 2004 viaggia tra il 3 e il 3,5
per cento.
Basta fare due passi per rendersi conto che Londra ?tornata
vitale come nei suoi momenti migliori, ma anche Leeds, Manchester,
Edimburgo sono in piena rinascita. E se Gordon Brown presentando
il budget comincia una lunga campagna elettorale dicendo che
questo targato Labour ?è il più lungo periodo di crescita del
Regno Unito negli ultimi 200 anni? e neanche i conservatori
trovano il modo di dimostrare che Non è ero, quello che ?meno
facile ?capire di quali ingredienti sia fatta questa ricetta.
I più sostengono che Blair ha raccolto i frutti del lavoro fatto
dalla
Thatcher, e probabilmente questo neanche lui
lo nega. Quello che ?certo ?che non li ha dissipati e che
vi ha aggiunto anche qualcosa d'altro. In effetti un problema
fondamentale, che richiedeva molto coraggio, era stato giàaffrontato:
l'abbandono dei settori industriali nei quali L'Inghilterra
non era più competitiva. Quando ?arrivato lui erano stati chiusi,
lasciati per sempre, quindi non sono state impiegate risorse
ed energie per tenerli in piedi. Oggi L'Inghilterra manifatturiera
?più piccola (il settore copre meno del 20 per cento del pil),
ma è anche meno esposta, perché si ?concentrata in settori
a più elevata tecnologia e valore aggiunto. Il farmaceutico,
la chimica, alcuni comparti della meccanica. Sembra non pesare
il fatto che le auto prodotte nel Regno siano di gruppi esteri,
anzi c?è un rapporto di McKinsey, che ?stato studiato attentamente
ai numeri 10 e 11 di
Downing
Street, residenze rispettivamente del premier e
del cancelliere dello scacchiere, secondo il quale le fabbriche
inglesi funzionano meglio quando sono gestite da non inglesi.
E sull'altro piatto della bilancia c'?l fatto che gruppi inglesi
controllano attività manifatturiere in mezzo mondo, tanto che
almeno met?del fatturato delle societàdel FT100 ?prodotto
fuori dalla Gran Bretagna. L'esportazione di produzioni verso
altri paesi continua, il tessile per esempio ?passato negli
ultimi cinque anni da 300 mila a 150 mila addetti, ma i 150
espulsi hanno trovato nuove occupazioni, le aziende del settore
hanno guadagnato in competitivit?e i consumatori inglesi pagano
meno per magliette e pantaloni. Lo stesso fenomeno Cina ha un
impatto positivo: ?E'vero ammette Tony Blair la Cina compete
con noi e ci porta via lavoro, ma dal 1996 le esportazioni verso
la Cina sono triplicate creando posti di lavoro qui?.
La chiave che fornisce Ben Broadbent, economista della Goldman
Sachs, ?che sono migliorate le ragioni di scambio: ?Esportiamo
cose che costano di più di quelle che importiamo?. Merci ad
alto valore aggiunto e servizi. Il vero boom in effetti ?nei
servizi, alle imprese e alle persone, finanziari e non. Per
la finanza Londra ?quello che ? e lo sappiamo, ma anche a
Leeds i servizi finanziari producono il 25 per cento del prodotto
lordo della città e anche a Edimburgo la finanza conta non
poco.
Complessivamente il settore finanziario d'lavoro a un
milione di persone e contribuisce per il 5,1 per cento del pil
britannico, per?copre il 20 per cento sulle attività creditizie
mondiali. Ma la finanza Non è utto. I servizi stanno esplodendo.
Ocado, una societàfondata nel 2000 da tre ex ?traders? e che
si occupa di consegna a domicilio di prodotti alimentari, realizza
giè un fatturato di 88 milioni di sterline e ad oggi è stata
valutata 312 milioni di sterline, quasi 500 milioni di euro.
E' una delle tante, ma quello che c'?ietro sono le competenze
che hanno consentito di metterla in piedi, che erano tutte disponibili
sul mercato, la facilit?di creare un nuovo business che è uno
dei punti di forza del sistema inglese, il supporto del sistema
finanziario che offre la più ampia gamma di strumenti che ci
sia nel pianeta. In pochissime parole: flessibilit? del lavoro
e della finanza, e un ambiente fiscale e regolamentare il più
possibile favorevole alle imprese.
Dall'altra parte ci sono i consumi. La gente spende, e investe,
in case e in prodotti finanziari. Si indebita anche, un po?
per consumare e soprattutto per comprare case sempre più costose.
Se c?è un problema per la sostenibilit?della crescita dell'economia
inglese, questo ?L'indebitamento delle famiglie, per lo più
in mutui a tasso variabile, sensibilissimi al rialzo dei tassi.
E' la cosa che preoccupa di più una parte della Banca d'Inghilterra
e una buona parte degli osservatori: oggi il servizio del debito
assorbe il 78 per cento del reddito delle famiglie, se i tassi
saliranno il servizio del debito assorbirè una quota maggiore
dei redditi e ce ne sar?eno per i consumi. E' un problema,
nessuno per?ne fa un dramma. L'inflazione ?inferiore al due
per cento e i tassi, che si danno comunque in salita, non dovrebbero
andare oltre il 5 per cento nei prossimi due anni.
La seconda incognita è la spesa pubblica. Blair e Brown hanno
rimesso a posto le casse dello stato nei primi anni di governo
portando i conti in surplus, poi, quando ?arrivata la crisi
americana e L'economia mondiale si ?fermata, hanno cominciato
a spendere riportando i conti in deficit ma riuscendo a mantenere
stabile la crescita del paese anche nei momenti difficili. Secondo
le indicazioni del budget il deficit continuer?a crescere lievemente
fino al 2006 e le risorse per investire in scuola e sanit?saranno
recuperate riducendo di 40 mila unit?le burocrazie dei ministeri
e con recuperi di efficienza. I conservatori non ci credono
e sostengono che dopo le elezioni del 2006 si dovranno aumentare
le tasse. Ma anche il problema del disavanzo non fa tremare
nessuno: il debito pubblico inglese ?pari al 35 per cento del
pil.
Gentilmente
tratto dal settimanale del quotidiano la Repubblica "Affari&Finanza
Leggi anche:
▪
Situazione economica nel 2006
▪
Situazione economica nel 2007
Ritorna a
Informazioni Essenziali su Londra
|
|