ANNO 2006
Congiuntura politica ed economica
tratto dal sito
www.ice.it
Aggiornato da ICE Londra nel mese di settembre 2006
Andamento congiunturale
L'economia britannica ha registrato nella prima parte del 2006 un
accelerazione della fase espansiva. Le grandi riforme
strutturali avviate dai governi conservatori e la cauta politica
macroeconomica dei tre esecutivi laburisti hanno creato le
condizioni per una crescita economica che dura da 15 anni.
L'incerto quadro congiunturale internazionale, l'aumento dei
prezzi delle materie prime, il raffreddamento dei consumi privati
registrato nel secondo semestre dello scorso anno, hanno
contribuito al rallentamento della crescita' del prodotto
interno lordo nel 2005 (+1,8).
Le recenti rilevazioni dell'Office for National Statistics
relative al secondo trimestre del 2006 evidenziano un PIL in
aumento dell'0,8% in leggera crescita rispetto ai trimestri
precedenti. Secondo i maggiori centri studi, la crescita del
PIL britannico nel 2006 dovrebbe attestarsi al 2,6-3,%. I
principali indicatori macro-economici (inflazione,
disoccupazione, costo del denaro) tendono ad un graduale
peggioramento.
Inflazione e politica monetaria.
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Il Regno Unito ha attraversato in
questi anni un periodo d'espansione economica non
inflazionistica. L'espansione creditizia e monetaria ha favorito
un boom del mercato immobiliare ed ha sostenuto i consumi
privati delle famiglie. La riduzione delle quote mensili dei
mutui ha spinto i cittadini del Regno Unito ad indebitarsi per
acquistare casa o per sostenere la domanda interna.
Nel secondo semestre del 2006 la Banca d'Inghilterra ha avviato
una politica monetaria meno accomodante per ridurre la pressione
inflazionistica. Ad agosto l'istituto centrale ha ritoccato
verso l'alto il tasso ufficiale di sconto portandolo al 4,75%.
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Gli aumenti generalizzati delle materie prime, registrati negli
ultimi tre anni, hanno raggiunto le famiglie britanniche
attraverso i settori a maggiore intensit?di utilizzo
energetico. Il nuovo indice armonizzato dei prezzi al consumo ha
evidenziato ad agosto una crescita del 2,5%, superando
l'obiettivo programmato dalla Banca d'Inghilterra (2%).
Nelle recenti valutazioni del Comitato per la Politica Monetaria
della Bank of England emergono i timori per un rialzo dei prezzi
nel breve periodo. Per il 2006 i mercati si aspettano un
ulteriore ritocco verso l'alto del costo del denaro. La Banca
d'Inghilterra ha il difficile compito di ridurre il ricorso
all'indebitamento delle famiglie britanniche, l'eccessiva
crescita dei prezzi delle abitazioni e rallentare le recenti
pressioni inflazionistiche. Allo stesso tempo, l'utilizzo della
leva monetaria non deve scoraggiare gli investimenti ed i deboli
segnali di ripresa del settore manifatturiero, da diverso tempo
in crisi.
Il mercato del lavoro
La crescita economica degli ultimi 15 anni ha determinato una
progressiva riduzione della disoccupazione in Gran Bretagna. Il
2005 ha segnato un inversione di tendenza ed il tasso di
disoccupazione e' tornato a crescere. Negli ultimi 12 mesi il
numero di coloro che sono alla ricerca di un occupazione e'
aumentato di 280.000 unit?ed il tasso di disoccupazione ha
raggiunto il 5,5%.
Durante il secondo trimestre del 2006 il tasso d'occupazione ha
raggiunto il 74,6 % (-0,1% sul periodo di rilevazione
precedente). L'elevato tasso d'impiego dei cittadini in et?da
lavoro e' riconducibile alla positiva performance dei servizi e
delle pubbliche amministrazioni. Il settore manifatturiero ha
continuato a perdere posti di lavoro.
Nella Capitale ed in tutto il Sud Est dell'Inghilterra la
mancanza di manodopera qualificata crea problemi di
competitivit?sistemica nei settori scuola, trasporti pubblici,
costruzioni, sanit? Lo squilibrio tra domanda ed offerta di
manodopera qualificata ha contribuito alla vivace dinamica
salariale, con un aumento annuo delle retribuzioni pari del
4,4%, mitigata in parte dal peso crescente degli immigrati.
I conti pubblici
Nell'anno fiscale 2004-2005 il disavanzo delle pubbliche
amministrazioni britanniche ha raggiunto la cifra record di 36,7
miliardi di sterline (pari al 3,1% del Pil). Gli ultimi dati
disponibili evidenziano segnali di netto miglioramento delle
finanze dello stato. Nel periodo compreso tra Aprile - Luglio
2006 il deficit si e' attestato sugli 4,4 miliardi di sterline
rispetto al saldo negativo di 5,7 miliardi di sterline
registrato tra Aprile e Luglio 2005.
Le rigorose politiche fiscali e di controllo della spesa
pubblica del primo Governo di Tony Blair sono ormai un ricordo
del passato. Il ministro dell'economia
Gordon Brown aveva
adottato nel '97 la programmazione triennale e l'introduzione
della cosiddetta "regola d'oro", per mantenere invariato il
rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo durante le
varie fasi del ciclo congiunturale. A partire dal 2002 il
Cancelliere dello Scacchiere ha avviato una politica di forte
incremento della spesa pubblica in funzione anticongiunturale.
Le dichiarazioni di Gordon Brown, uomo forte del governo
laburista e probabile futuro primo ministro, concludevano un
ciclo ventennale, avviato dai governi conservatori di
Margaret Thatcher, di programmato calo della pressione fiscale.
Gli ultimi rapporti semestrali dell'Organizzazione per la
Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE) hanno esortato
l'esecutivo britannico alla prudenza, sottolineando l'opportunita'
di procedere, in una fase di ripresa, ad un "aggiustamento
morbido" tramite un aumento delle tasse oppure una riduzione
della spesa corrente. Sia per l'OCSE che per il Fondo Monetario
Internazionale (FMI) gli aumenti della spesa pubblica,
registrati negli ultimi anni, non si sono tradotti
automaticamente in miglioramenti qualitativi dei servizi
erogati. La nuova sfida del terzo governo Blair e' quella di
migliorare la produttivit?della pubblica amministrazione, per
accrescere la capacita' competitiva internazionale delle imprese
britanniche e per ridurre il disavanzo delle amministrazioni
statali.
L'Esecutivo, con la legge finanziaria 2005/2006, ha confermato
l'intenzione di aumentare la spesa pubblica nei settori sanit?
istruzione. Per finanziare tali spese il terzo esecutivo
laburista dovra' ricorrere nel 2007 ad un aumento delle imposte
dirette ed, in misura minore, potra' ricorrere all'indebitamento
pubblico. Gli analisti prevedono per il quinquennio 2004-2008 un
aumento dei flussi di spesa pubblica e del disavanzo delle
pubbliche amministrazioni. Secondo il documento di
programmazione triennale, approvato nel mese di luglio 2004, la
spesa pubblica dovrebbe passare da 279.3 miliardi di sterline
nell'anno 2004/5, ai 340,5 miliardi di sterline nell'anno
2007/8.
Commercio estero
La bilancia commerciale britannica e' caratterizzata da un
deficit strutturale. Il forte apprezzamento della sterlina nei
confronti della valuta statunitense e la graduale riduzione
della produzione energetica nel mar del Nord riducono le due
voci positive della bilancia commerciale britannica. Nel primo
semestre del 2006 il disavanzo commerciale ha raggiunto i 22,33
miliardi di sterline.
Gli Stati Uniti rappresentano il maggiore mercato di sbocco per
il made in UK, seguiti dalla Germania, Francia, Irlanda ed
Olanda. Il Regno Unito e' un importatore netto di materie prime,
prodotti alimentari, scarpe, abbigliamento, apparecchiature
elettriche, veicoli a motore ed e' esportatore netto di
petrolio, prodotti chimici e farmaceutici, tabacco, bevande e
apparecchiature meccaniche.
L'interscambio commerciale con l'Italia e' in attivo per il
nostro paese. Secondo le rilevazioni Istat dei primi cinque mesi
del 2006, l'Italia ha esportato nel Regno Unito, in ordine di
valore: macchinari, autoveicoli e componenti, metalli,
macchinari elettrici ed apparecchi di precisione, prodotti
chimici e farmaceutici, alimentari e bevande, mobili, altri
mezzi di trasporto. Le esportazioni di prodotti petroliferi
(-23,35%), di prodotti chimici e farmaceutici (-14,81%), di
calzature e pelletteria ( -8,54%), mobili (-5,21%) hanno
registrato una contrazione rispetto allo stesso periodo del
2005. Gli apparecchi trasmittenti per la radiodiffusione e la
Televisione (+ 27,43%), i prodotti dell'industria mineraria
(+23,4%), gli autoveicoli e componenti (+ 19,54%), hanno
evidenziato le migliori perfomance di crescita rispetto al primi
cinque mesi del 2005.
Per quanto riguarda le importazioni dalla Gran Bretagna i
maggior settori per fatturato sono prodotti chimici e
farmaceutici, macchinari elettrici ed apparecchi di precisione,
autoveicoli e componenti, metalli e prodotti derivati. Di
particolare rilievo la crescita dell'import di prodotti
dell'industria mineraria (+55,79%), prodotti petroliferi
(+28,94%), macchinari elettrici ed apparecchi di precisione
(+15,39%) e la contrazione dell'import di mobili (-16,67%),
calzature e pelletteria (-16,20%), prodotti agricoli-forestali e
della pesca (-7,36%).
Durante i primi 6 mesi del 2006 l'Italia si conferma il settimo
paese fornitore della Gran Bretagna (dopo Germania, USA,
Francia, Cina , Olanda, e Belgio) ed ottavo mercato di sbocco
(dopo Francia, USA, Germania, Olanda, Irlanda, Spagna, Belgio).
Gli investimenti diretti esteri
La Gran Bretagna e' leader in Europa nell'attrazione di
investimenti diretti esteri. I motivi sono da ricercare in un
insieme di fattori, tra cui quelli di maggiore rilevanza sono:
il clima di apertura agli investimenti internazionali anche in
settori definiti sensibili in altri paesi europei, basso tasso
d'inflazione e moderata pressione fiscale, una forza lavoro
flessibile, un sistema legale ed amministrativo rapido ed
affidabile, una situazione politica ed economica stabile.
Nel 2005 il Regno Unito ha conquistato la leadership mondiale
nell'attrazione degli IDE. Secondo l'organizzazione per lo
sviluppo economico (OCSE/OECD), la Gran Bretagna ha beneficiato
del miglioramento congiunturale internazionale e, soprattutto,
delle grandi operazioni di M&A (fusioni ed acquisizioni). Le
statistiche dell' OCSE rivelano un boom degli IDE in entrata nel
Regno Unito, che sono passati dai $ 56,3 miliardi nel 2004 a ben
$ 164,5 miliardi nel 2005.
Alla base dell'eccezionale performance britannica, oltre alla
crescita economica ed al sensibile aumento dei profitti delle
grandi aziende britanniche, ci sono alcune mega operazioni di
M&A. Nel 2005, il gruppo spagnolo Telefonica ha acquisito il
controllo dell'operatore britannico O2 per $ 31,7 miliardi, il
gruppo francese Pernod Ricard ha rilevato il colosso britannico
delle bevande alcoliche Allied Domecq per 17,8 miliardi di
dollari, mentre la Dubai Port World ha vinto la gara per il
controllo delle infrastrutture portuali della Peninsular &
Oriental Steam Navigation Company per $ 8,2 miliardi.
Gli investimenti esteri nel Regno Unito sono concentrati
soprattutto nel settore manifatturiero ad alto contenuto
tecnologico, nei servizi di pubblica utilita', nel settore
energetico e nei servizi finanziari. Nel 2005-2006, secondo il
rapporto annuale di UK Trade & Investment, il Regno Unito ha
attratto 1220 progetti di investimento estero con la creazione
di 34.077 nuovi posti di lavoro. L'organismo pubblico,
responsabile per la promozione della capacita' competitiva
internazionale delle imprese britanniche, ha evidenziato la
leadeship degli Stati Uniti, con 446 progetti, seguiti dal
Giappone (84), India (76), Canada (75), Germania (67), Francia
(59), Australia (53), Irlanda (44), Olanda (30), Norvegia (28),
Svezia (28), Cina (27), Italia (22).
Il Regno Unito vanta inoltre la leadership continentale nella
proiezione internazionale degli IDE. Secondo le statistiche OCSE,
per il decennio 1996-2005, il valore complessivo degli
investimenti britannici all'estero ha raggiunto la cifra
astronomica di $ 1.021 miliardi. Nello stesso periodo di
riferimento i gruppi francesi hanno investito all'estero $ 782
miliardi, i tedeschi $ 459 miliardi, gli spagnoli $ 332
miliardi, i giapponesi $ 304 miliardi, i canadesi $294 miliardi,
gli svizzeri $242 miliardi, gli svedesi $180 miliardi e gli
italiani $162 miliardi.
Secondo autorevoli centri di ricerca, la decisione di mantenere
la sterlina al di fuori dall' area dell' Euro non ha ridotto i
vantaggi competitivi della Gran Bretagna come destinazione
ideale degli IDE.
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